Anche se la distinzione tra azioni a bassa/media capitalizzazione (small/mid cap) e azioni a elevata capitalizzazione potrebbe apparire eminentemente di natura tecnica, essa è stata oggetto di acceso dibattito tra gli specialisti del settore. I parametri utilizzati ai fini della classificazione delle imprese di grandi e piccole dimensioni variano in funzione della fonte cui si fa riferimento. In linea di principio, si reputa che un’impresa per essere considerata di grandi dimensioni debba avere una capitalizzazione di mercato superiore a USD 10 miliardi, mentre la capitalizzazione di un’impresa di piccole dimensioni dovrebbe essere compresa tra USD 300 milioni e USD 2 miliardi. Sono invece considerate a media capitalizzazione le società che si collocano nell’intervallo compreso tra USD 2 e USD 10 miliardi.
Le dinamiche
La storia ci insegna che le azioni a elevata e bassa capitalizzazione offrono agli investitori prospettive d’investimento significativamente diverse. Segnatamente, le small cap hanno ottenuto rendimenti superiori alla media su periodi di tempo estremamente lunghi. Il valore di un dollaro investito in large cap statunitensi nel 1926 sarebbe stato alla fine del 2018 pari a USD 5 767.(Credit Suisse Global Investment Returns Yearbook 2018. Rendimenti cumulati, con reinvestimento dei dividendi). Mentre l’investimento di un dollaro in un’azione small cap avrebbe fruttato quasi sette volte di più, per la precisione USD 38 842.
Non sempre però le performance delle small cap sono così allettanti. In periodi caratterizzati da congiuntura economica negativa, come, ad esempio, durante la Grande Depressione, le azioni a bassa capitalizzazione hanno dato segni di sofferenza, riuscendo a colmare il gap di rendimento rispetto alle large gap solo agli inizi degli 1940. Nel 1974, i rendimenti delle small cap erano solo di poco superiori a quelli delle large cap. Nel periodo compreso tra il 1975 e il 1983 le small cap sono di nuovo passate in testa. Sia che si tratti di azioni statunitensi, sia che si tratti di azioni di un altro mercato, quale, ad esempio, quello svizzero, l’andamento osservato, cioè quello di una sovraperformance di lungo termine, interrotta a tratti da periodi con rendimenti sotto la media, ha contraddistinto l’intero ultimo secolo.
Azioni a bassa capitalizzazione
Si dice che gli elefanti non vadano al galoppo; questo spiega come mai le migliori small cap siano in grado di generare rendimenti superiori a quelli delle large cap. Rispetto a una grande azienda valutata USD 15 miliardi, una piccola società con una capitalizzazione di mercato di, ad esempio, USD 300 milioni ha maggiori probabilità di vedere raddoppiare il proprio valore, soprattutto se opera in settori con possibilità di crescita molto elevate, quali le biotecnologie, le automobili elettriche o l’urbanizzazione.
Altrettanto vero è però che in caso di recessione, le azioni a bassa capitalizzazione potrebbero rivelarsi altamente rischiose. Le piccole dimensioni consentono una crescita rapida in periodi di prosperità economica, ma rendono più vulnerabili quando l’economia mostra segni di sofferenza. A differenza di quanto accade nelle imprese di grandi dimensioni, le small cap sono in genere meno diversificate per aree geografiche e settori di attività. Capita anche che abbiano livelli di indebitamento più elevati. L’attenzione verso le aziende più piccole è pero inferiore a quella che riscuotono le più grandi e ciò lascia agli investitori più capaci sufficiente spazio per scovare interessanti opportunità d’investimento sottovalutate. Questa possibilità è più grande in Europa, dove, per effetto della seconda Direttiva relativa ai mercati degli strumenti finanziari («MiFID II»), si è assistito a una riduzione dell’attività di ricerca da parte degli intermediari finanziari.
Azioni a elevata capitalizzazione
Se è vero che le small cap hanno dato prova di rendimenti sopra la media nel lungo andare, è altrettanto vero che sovente quello che più interessa è il breve termine. Il recente passato è stato uno di quei periodi in cui le large cap hanno battuto le azioni a bassa capitalizzazione. Nell’arco degli ultimi cinque anni, ad esempio, l’indice CRSP US Large Cap ha ottenuto risultati di gran lunga superiori a quelli del suo omologo US Small Cap. Mentre le large cap hanno esibito in questo arco temporale rendimenti pari al 10,8% su base annua,(Center for Research in Security Prices. Aggiornato al 29 marzo 2019) il rendimento delle small cap è stato del 7,9%.
Certo, i cinque anni appena trascorsi sono stati per le azioni a elevata capitalizzazione un periodo d’oro. Del novero delle maggiori società statunitensi fanno parte giganti del settore tecnologico come Microsoft, Apple, Amazon, Alphabet e Facebook; aziende che stanno rivoluzionando e trasformando l’economia globale. Si tratta di vere superstar della crescita, protagoniste di un’economia globale in mutamento. Altre grandi aziende molto note sono Berkshire Hathaway, Johnson & Johnson, Exxon Mobil, JPMorgan Chaser e Visa.
Quattro punti da prendere in considerazione
Ci sono quattro aspetti su cui riflettere quando si decide di investire in small o large cap:
- Performance di lungo termine
I dati non mentono; è logico quindi per un investitore con un orizzonte di lungo periodo, superiore a 10 anni, ad esempio, optare per aziende più piccole, sebbene non vi sia alcuna garanzia di rendimenti superiori alla media anche su periodi di tempo così lunghi. - Selezione dei titoli
Quando si opta per una gestione attiva degli investimenti, l’attività di ricerca sulle small cap non è pari a quella solitamente condotta sulle large cap; questo fa sì che alcune opportunità d’investimento siano trascurate. - Profili di rischio variabili
Si può affermare, in linea generale, che le azioni a bassa capitalizzazione siano più vulnerabili delle large cap in periodi di recessione economica. - La moda delle large cap
Nel corso degli ultimi cinque anni o quasi, l’investimento in aziende di più grandi dimensioni è stato quello più in voga, ma le mode cambiano.
La crescita soprattutto
Se si comparano i punti di forza delle large e delle small cap, nessuna delle due categorie può dirsi avere il sopravvento. Per quanto le small cap risultino attraenti sul lungo andare, ed è stato così negli ultimi 90 anni o quasi, molti investitori mostrano un orizzonte d’investimento di più breve durata. Si potrebbe scegliere di investire in entrambe, privilegiando le aziende più piccole nei periodi di effervescenza economica, per poi ripiegare sulle large cap quando le nubi cominciano ad addensarsi all’orizzonte.
In definitiva, ciò che conta di più ai fini del rendimento degli investimenti è la crescita. E tutte le aziende, grandi o piccole che siano, possono dar prova di una crescita solida e prolungata.